CONCLUSA CON SUCCESSO LA RASSEGNA DI INCONTRI FORMATIVI DELL’AZIONE CATTOLICA DIOCESANA DI ALIFE-CAIAZZO.

SAN POTITO SANNITICO – Con un incontro dedicato alla figura giudice Rosario Livatino si è concluso la rassegna fortemente voluta dall’Azione Cattolica Diocesana di Alife-Caiazzo dando  seguito al cammino formativo annuale intrapreso ad ottobre dal titolo “Fatti di voce” condiviso mensilmente tra i responsabili delle Associazioni parrocchiali presenti nella nostra Chiesa locale. 

All’incontro, con il patrocinio del Comune di San Potito e la collaborazione del MEIC, tenutosi  ieri alle 19.00 presso l’Auditorium comunale di San Potito Sannitico e moderato dalla Vice Presidente dell’Azione Cattolica Diocesana Emilia Conte, hanno partecipato rappresentati del mondo ecclesiale (sacerdoti, religiosi, diaconi, associazioni e movimenti),

rappresentanti delle Istituzioni civili e della magistratura, del mondo della cultura, dirigenti scolastici e insegnanti, associazioni socio-politiche e per la tutela dei diritti umani. Noi che facciamo politica, ha ricordato nel suo saluto iniziale il Sindaco di San Potito Sannitico Franco Imperadore, ci confrontiamo quotidianamente con gli uomini delle istituzioni  abbiamo a che fare con tantissime persone e quindi il tema della legalità è un tema che ci vede protagonisti

in prima persona ispirandoci ai valori di giustizia lasciati dal giudice Livatino. A seguire il Vice Presidente Diocesano di Azione Cattolica Daniele Martino, nel suo intervento,  ha ricordato che dopo la riflessione su Armida Barelli, fondatrice dell’Università Cattolica e Giorgio La Pira, sindaco di Firenze e politico alternativo, era giunta la volta dell’approfondimento sul giudice santo

Rosario Livatino, ucciso nel 1990 e beatificato il 9 maggio 2021 con l’intervento del Magistrato Giovanni D’Onofrio. Questo incontro  svoltosi a San Potito Sannitico, organizzato dall’Azione Cattolica Diocesana - Settore Adulti con il patrocinio del Comune di San Potito e la collaborazione del MEIC, ha ribadito Martino, conclude il ciclo “Voce ai testimoni” dedicato a figure che

con la loro voce e la vita sono stati autorevoli rappresentanti di valori quali la cultura, la politica e la giustizia. La testimonianza di questi uomini giunge fino a noi ed è un invito alla speranza, a scelte coraggiose e controcorrenti, ad impegni per i diritti delle donne e per gli ultimi della società, alla concreta realizzazione del bene comune. Livatino per il suo operato in cerca della giustizia,

ha evidenziato nella sua riflessione il giudice Giovanni D’Onofrio, è stato straordinario, nell'ordinario, rimanendo veramente coerente con la sua fede giorno per giorno e questo lo vediamo anche nei suoi diari. Si può definire il Santo della porta accanto, quindi un Santo veramente visibile che ha lasciato un segno nella società. Nella sua carriera ha avuto un ruolo determinante in molti processi importanti alla mafia mettendo alla stretta pure la Stidda,

un'organizzazione criminale siciliana che si oppone alla mafia, semplicemente erano dei fuoriusciti della mafia. Nel suo operato si evinceva una purezza che non significava ingenuità è stato sempre consapevole del rischio, ma consapevole anche di quello che faceva e di come lo faceva perché poi era un magistrato molto, ma molto capace e condannava, non è che poiché era cristiana assolveva.

Amava le persone fino all'ultimo però poi faceva il suo lavoro, lo faceva bene e lo faceva nel rispetto dei ruoli e delle regole. Alla lui si devono inchieste importanti  principalmente sull’intreccio politica-mafia, in materia di confische, con la legge Rognoni-La Torre, da poco entrato in vigore,  prevedeva la confisca dei patrimoni dei mafiosi e lui fu uno dei primi ad applicarla seriamente e forse fu questa la causa della sua morte, perché al mafioso puoi togliere la libertà ma se togli i terreni lo fai più male perché il mafioso lo sa bene che potrà andare in galera e sa bene che potrà scontare degli anni in galera ma togliergli il frutto del suo lavoro criminale e togliergli tutto. 

Penetrando nel bellissimo mondo di questa persona che aveva tante qualità umane e professionali, ha ribadito la Vice Presidente dell’Azione Cattolica Emilia Conte,  io mi porto a casa tante cose, ringrazio il giudice D’Onofrio che con il suo accorato intervento ci ha fatto scoprire dei lati a noi sconosciuti del giudice santo. Un giudice che nella sua apertura totale all’uomo, al di là delle colpe, è riuscito a giudicare vedendo le persone come fratelli da salvare e stimolando la relazione umana. 

Sono intervenuti nel dibattito Rosaria Capone Delegata regionale del MEIC (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale), che ha dichiarato di essere stata colpita soprattutto dalla solitudine di Livatino, la stessa solitudine che provano tutti i servitori dello Stato  che hanno pagato con la vita la propria dedizione. La Delegata del MEIC ha auspicato per il futuro un cammino associativo condiviso tra l’Azione Cattolica e MEIC, due realtà che in molte diocesi italiane vivono in simbiosi. 

Le conclusioni dell’incontro sono state affidate alla Presidente dell’Azione Cattolica Diocesana di Alife-Caiazzo Cinzia Brandi, che ha sottolineato come il  convegno sul giudice Rosario Livatino con pensieri, ricordi, riflessioni,  parole e musica nel suo ricordo sia riuscito a mettere in luce i buoni semi che ha lasciato anche nel terreno più impervio ed ostile. Livatino con la sua energia ci insegna ad essere attenti,

ascoltare gli altri  in tutti i momenti della nostra vita, in famiglia, sui luoghi di lavoro nel quotidiano. E bene il nostro compito come cattolici, ha concluso Cinzia Brandi, è quello di trasferire quella energia, quel senso del dovere, il rispetto delle regole, che aveva il giudice  Livatino ai nostri giovani dobbiamo essere oltre che seminatori, preparatori del terreno dove seminare.

Pietro Rossi

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